Laissez nous vivre
17/02/21
Domenica scorsa era San Valentino. Ma soprattutto era domenica, allora con Cesar, mio fratello, siamo andati a bere spritzetti e mangiare una pizza a pranzo, perché la sera è una cosa che oggigiorno è vietato fare.
Siamo andati in questo bar-pub-pizzeria che mi piace tanto, era una giornata splendida e con le nostre biciclette da super pro e il nostro abbigliamento super casual, abbiamo preso un gusto immenso nell'essere giudicati dai ciclisti professionisti che incrociavamo.
La bici è un mezzo di locomozione prima di essere uno strumento per allenare la forma fisica, nella nostra visione delle cose da persone senza patente.
Splendida giornata, ben annaffiata.
Al ritorno a casa, io ero molto gasata e il sole batteva ancora nel cortile. Ho messo la musica a palla e esposto la cassa verso l'esterno. Ci siamo messi a ballare, scatenarci, come "ai vecchi tempi".
After the storm, Kali Uchis feat. Tyler the Creator. A PALLA.
Stappo una bottiglia di vino, per accertarmi che la vena fluttuosa che ci sta prendendo non venga meno.
Voliamo, una gioia, non succedeva da un sacco.
Dalla fessura del cancello, uno dopo l'altro, i curiosi non si fanno scrupoli a venire spiare cosa succede. In lontananza vedo qualche vecchia impalata che guarda nella nostra direzione e puff, all'improvviso spunta un occhio dai 2cm di spazio tra il muro e la porta, esclamo "SORPRESA". L'occhio fugge, è il marito che veniva a raccogliere motivi di indignazione. È partito a mani vuote.
La delusione nel vedere che a scatenarsi su tutti questi decibel erano tre cretini in croce e non aver niente per cui prendersela con qualcuno che, all'apparenza sonora, potrebbe non star rispettando le regole.
Tra me e me penso, l'invidia è una brutta bestia.
Oltre a vecchi, i giovani sostano davanti al cancello, nella speranza di poter far parte di questa (forse) festa fighissima. Fosse per me, avrei fatto entrare tutti. Lasciato il cancello aperto. Tutti sarebbero stati contenti. La sfera del privato...che roba è?
Sento anche che questa cosa non esisteva un anno fa. Sento che in qualche modo ho del timore, timore che raggiunge l'apice quando mia madre apre la porta della cucina per dirci che qualcuno ha suonato.
Era il tipico teatrino delle ore 23.00 quando facevamo le feste un tempo, e chi suonava o erano i ritardatari o erano le forze dell'ordine. In quel momeno però sono le 16.00. Per un attimo penso si, potrebbe anche essere la polizia. Ma no, era nessuno.
Bene. Io penso che tutto questo non vada bene.
Penso che incoraggio lo scatenamento fisico incitato dalla musica.
Quindi, faccio riemergere le immagini di feste da quando ho iniziato a prendere l'abitudine di documentarle, per riguardarle insieme e coltivare la memoria del sudore appiccicoso della folla in estasi, dei gruppetti in estasi, dei singoli in estasi.
Dell'estasi dell'essere umano, animale sociale accompagnato dalla musica dalla notte dei tempi.
Penso che domenica prossima invito un pò di amici ciò.
Images of party from archive
black and white / color photography
2016/2021
Laissez nous vivre
17/02/21
Domenica scorsa era San Valentino. Ma soprattutto era domenica, allora con Cesar, mio fratello, siamo andati a bere spritzetti e mangiare una pizza a pranzo, perché la sera è una cosa che oggigiorno è vietato fare.
Siamo andati in questo bar-pub-pizzeria che mi piace tanto, era una giornata splendida e con le nostre biciclette da super pro e il nostro abbigliamento super casual, abbiamo preso un gusto immenso nell'essere giudicati dai ciclisti professionisti che incrociavamo.
La bici è un mezzo di locomozione prima di essere uno strumento per allenare la forma fisica, nella nostra visione delle cose da persone senza patente.
Splendida giornata, ben annaffiata.
Al ritorno a casa, io ero molto gasata e il sole batteva ancora nel cortile. Ho messo la musica a palla e esposto la cassa verso l'esterno. Ci siamo messi a ballare, scatenarci, come "ai vecchi tempi".
After the storm, Kali Uchis feat. Tyler the Creator. A PALLA.
Stappo una bottiglia di vino, per accertarmi che la vena fluttuosa che ci sta prendendo non venga meno.
Voliamo, una gioia, non succedeva da un sacco.
Dalla fessura del cancello, uno dopo l'altro, i curiosi non si fanno scrupoli a venire spiare cosa succede. In lontananza vedo qualche vecchia impalata che guarda nella nostra direzione e puff, all'improvviso spunta un occhio dai 2cm di spazio tra il muro e la porta, esclamo "SORPRESA". L'occhio fugge, è il marito che veniva a raccogliere motivi di indignazione. È partito a mani vuote.
La delusione nel vedere che a scatenarsi su tutti questi decibel erano tre cretini in croce e non aver niente per cui prendersela con qualcuno che, all'apparenza sonora, potrebbe non star rispettando le regole.
Tra me e me penso, l'invidia è una brutta bestia.
Oltre a vecchi, i giovani sostano davanti al cancello, nella speranza di poter far parte di questa (forse) festa fighissima. Fosse per me, avrei fatto entrare tutti. Lasciato il cancello aperto. Tutti sarebbero stati contenti. La sfera del privato...che roba è?
Sento anche che questa cosa non esisteva un anno fa. Sento che in qualche modo ho del timore, timore che raggiunge l'apice quando mia madre apre la porta della cucina per dirci che qualcuno ha suonato.
Era il tipico teatrino delle ore 23.00 quando facevamo le feste un tempo, e chi suonava o erano i ritardatari o erano le forze dell'ordine. In quel momeno però sono le 16.00. Per un attimo penso si, potrebbe anche essere la polizia. Ma no, era nessuno.
Bene. Io penso che tutto questo non vada bene.
Penso che incoraggio lo scatenamento fisico incitato dalla musica.
Quindi, faccio riemergere le immagini di feste da quando ho iniziato a prendere l'abitudine di documentarle, per riguardarle insieme e coltivare la memoria del sudore appiccicoso della folla in estasi, dei gruppetti in estasi, dei singoli in estasi.
Dell'estasi dell'essere umano, animale sociale accompagnato dalla musica dalla notte dei tempi.
Penso che domenica prossima invito un pò di amici ciò.
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black and white / color photography
2016/2021